16/04/20

Racconta tu seguendo la traccia data " Dall'uovo di Pasqua"

" Tommaso da giorni fissava l'uovo di Pasqua che gli aveva portato zia Carmela. Era sopra la dispensa, avvolto da una brillante carta colorata viola, gialla e arancione. Finalmente era arrivato il momento e poteva aprirlo, gustarsi la golosa cioccolata al latte e scoprirne la sorpresa"
Ricopia l'inizio scritto sopra e poi prosegui. Dovrai raccontare che all'interno Tommaso troverà una trottola magica che farà apparire un mago. Il mago darà la possibilità a Tommaso di fare un viaggio di fantasia nel passato o nel futuro, che cosa scegli? Perchè? Dove vuoi andare? Chi incontrerai? Che avventura vivrai? Come ritornerai al presente?

Come risolvere una equivalenza

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02/04/20

...post : dalla pandemia al cambiamento

Voglio che questo momento porti ad una vera rivoluzione.
Dentro e fuori di noi.
Voglio imparare la lezione da questo periodo difficile, non farmi sfuggire il più piccolo insegnamento, voglio portare dentro di me le emozioni, le riflessioni e i pensieri che mi genera e far sfociare in me un profondo cambiamento di vita.
Voglio che ogni lavoro sia celebrato, rispettato e tutelato. Dal medico all’infermiere, dal giornalista all’insegnante, dall’operaio all’impiegato, dall’inserviente al muratore. Non esiste un lavoro più degno di un altro: come stiamo sperimentando ora anche la cassiera di un supermercato è un’eroina perchè sta svolgendo in questo momento un compito fondamentale.
Voglio che ogni persona sperimenti il tempo per sé come lo stiamo vivendo ora. Senza un tempo lento, semplice e dilatato nessuna persona al mondo può scoprirsi, riposarsi davvero e ricaricarsi. E mettere in atto la propria creatività. E scoprire i propri doni.
Voglio che ognuno di noi diffonda nel mondo il proprio dono, proprio come sta accadendo ora dove sono nati corsi, video, iniziative delle più svariate per poter dare un pezzetto di noi (il migliore!) in questa emergenza.
Voglio che ritorniamo a vivere dell’essenziale, a fare la spesa nei nostri paesi, a comprare solo ciò che ci serve davvero.
Voglio che l’automobile sia utilizzata il meno possibile, solo per necessità e non per svago o per comodità.
Voglio che impariamo a ritirarci dal mondo e ad ammirarlo senza il nostro disturbo e il nostro rumore.
Voglio che le nostre case diventino nidi e non luoghi di passaggio. Voglio che siano il centro delle nostre giornate, che siano curate, vissute e amate come luoghi sacri.
Voglio che venga ristabilito il tempo dei bambini. Soprattutto dei più piccoli che senza spostamenti e impegni quotidiani riescono ad indirizzare liberamente le proprie energie nel gioco e nella creatività. E sono più sereni. E più calmi. E più veri.
Voglio che sia favorito laddove si può il lavoro da casa. Perché in questo modo tante risorse (economiche, fisiche ed ecologiche) vengono conservate.
Voglio che siano considerate preziose le passeggiate vicine a casa e ci si renda conto che una vacanza lontana comporta costi ambientali, fisici ed economici molto grandi e, forse, ne possiamo fare a meno o comunque diminuirle molto considerandole un vero e proprio lusso.
Voglio che venga mantenuta una certa distanza. Tra le persone. Perchè è solo in questo modo che ogni persona riesce a tracciare i propri confini e a non con-fondersi con l’altro. Ed è solo così che possiamo essere empatici e portare sollievo. Se invece ci fondiamo ci perdiamo  e non siamo di nessun aiuto, nemmeno a noi stessi.
Voglio che i baci e gli abbracci non vengano regalati a chiunque. Sono un contatto fisico molto intimo e profondo. Da donare con cura e attenzione per non disperderne tutto il valore.
Voglio che gli anziani ritornino ad avere il ruolo che da sempre appartiene a loro. Custodi di storie, di memorie e di saggezza. I più vicini al divino e al mistero della vita.
Voglio che regni il rispetto, la solidarietà, la fratellanza con chiunque. Rimanendo a casa rispettiamo noi stessi ma anche la salute degli altri. Stiamo aiutando i più deboli con spese e iniziative bellissime. Abbiamo iniziato anche a conoscere i nostri vicini, persone fino ad ora salutate e basta.
Voglio che la morte ritorni ad essere presente come ora nelle nostre vite. Perchè è la paura della morte che fa emergere l’angoscia. Perchè solitamente ce ne dimentichiamo, perchè la rifiutiamo. Voglio che diventi un accadimento doloroso ma sacro come lo è la nascita, entrambi parti dello stesso ciclo. Dobbiamo ritornare a venerare la morte come un dio, a parlarci, a non temerla, a considerarla come la porta che ci conduce ad un mondo diverso. Come una nuova rinascita.
Tutto questo non può venire da un decreto o da una costrizione. Nasce dentro ad ognuno di noi, Dopo aver vissuto insieme un’esperienza così forte.
E’ l’ora della svolta.
E’ ora che ognuno di noi faccia la propria parte davvero.
Non per riprendere tutto come prima.
Ma per ricominciare in un altro modo.
Più creativo.
Più responsabile.
Più consapevole
Più vero.
Non voglio più la normalità.
Voglio il capolavoro.
Elena Bernabè

26/03/20

" La lezione degli alberi" Roberto Parmeggiani



“La lezione degli alberi”
Roberto Parmeggiani
Enrico adora la cioccolata, gli insetti e il profumo della primavera.
A Paola piacciono i fermagli per capelli, le farfalle e cercare quadrifogli.
Enrico abita vicino al parco. Gli piace rotolarsi nell’erba e arrampicarsi sugli alberi.
Paola abita vicino alla spiaggia. Le piace costruire castelli di sabbia e sdraiarsi a guardare le nuvole.
Enrico ha nove anni e fa sempre un sacco di domande.
Anche Paola ha nove anni, ma non parla.
Enrico le disegna farfalle colorate.
Paola accetta, sorride, ma nessuna parola esce dalla sua bocca.
Enrico la guarda curioso.
Paola ricambia lo sguardo.
Lui sorride
Lei arrossisce.
Sempre in silenzio.
“ Non hai niente da dire?” Le dicono alcuni compagni.
“ Ti ha mangiato la lingua il gatto?” chiedono mettendosi a ridere.
A Enrico quelle battute non fanno ridere.
Nemmeno a Paola, che si rattrista.
Lei abbassa lo sguardo, si gira dalla parte opposta e sembra chiudersi ancora di più nel suo silenzio.
Lui fissa i compagni e diventa rosso di rabbia, vorrebbe prestarle la sua voce per gridare.
Dino, il maestro, non ha nove anni, non gli piace la marmellata di pesca e le mani sporche di fango.
Gli piacciono molto le nocciole, i sentieri di montagna, le lucciole, i libri sottili.
Ogni tanto, pensa a voce alta.
Un giorno Enrico incontra il maestro al parco e, sapendo che dà sempre buone risposte, decide che quello è il momento giusto per fargli una domanda che da un po’ gli gira in testa.
“Maestro posso chiederti una cosa?”
“Certo, dimmi pure”
“Siamo tutti uguali?”
“Chi?”
“ Noi, i bambini! Siamo tutti uguali?”
“ No, di certo”
“ Allora siamo tutti diversi?”
“ Beh,no, nemmeno.”
“ Quindi? Paola è uguale o diversa da me?”
Il maestro si gratta il mento, aggrotta la fronte, alza lo sguardo verso l’alto, spalanca gli occhi poi risponde:
“ I bambini sono come gli alberi…alcuni sono distratti, sbadati e sognatori come i pioppi: con il loro polline leggero che vaga nell’aria sospinto dal vento, fino a quando non trova un appiglio a cui aggrapparsi.
Altri sono come le querce, forti, coraggiosi, spericolati, ma con un cuore tenero dentro ogni piccola ghianda.
Ci sono bambini delicati e poetici come i ciliegi: pieni di fiori colorati prima e di dolcissimi frutti rossi poi.
Alcuni invece sono come gli abeti, apparentemente sempre uguali e immutabili poi, al momento giusto, quando meno te lo aspetti, si riempiono di belle sorprese.
Ci sono quelli allegri e generosi come il melograno, con quei frutti pieni di gemme curiose che, come bollicine frizzanti, spingono la buccia per uscire quando sono maturi.
Esistono bambini, poi, che sono come i castagni: timidi e un po’ chiusi, a prima vista pungenti eppure sorprendenti quando si aprono al mondo.
O bambini che sono come i tigli: mutevoli a seconda della stagione, con tante malinconiche foglie gialle oppure profumati e incantevoli cacciatori di api.
Infine, alcuni bambini sono come i cachi: i suoi frutti arrivano quando tutti gli altri alberi hanno già perso le foglie e si preparano per l’inverno, sono il cibo preferito degli uccelli infreddoliti. Sembrano in ritardo eppure seguono semplicemente la loro natura, sono alberi a modo loro.
Grandi o piccoli, contorti o dritti, di tante sfumature di verde”…
Enrico aveva la sensazione di guardare gli alberi del parco per la prima volta. Tutti uguali e, allo stesso tempo, tutti così diversi.
Come i bambini, pensò, uguali e diversi, ognuno a modo proprio.
Mentre pensava a tutto ciò, distratto, inciampò in una radice.
Immediatamente si rialzò, si ripulì le ginocchia e controllò che nessuno lo avesse visto. Fissò la radice e sorrise. Pensò a Paola e capì: come gli alberi, anche le persone hanno una parte nascosta e misteriosa che puoi conoscere solo se sei disposto a inciampare in loro.
Enrico ha nove anni e fa sempre un sacco di domande.
Anche Paola ha nove anni, ma non parla.
Sarà per questo che, per il suo compleanno, ha trovato sul banco un sacchettino di semi di cachi con un biglietto: “ Tanti auguri all'albero più bello della classe, Enrico”